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Comune di Capoterra

Comune di Capoterra

Dati informativi

  • Provincia
    Città metropolitana di Cagliari
  • Regione storico-geografica
    Nora
  • Altitudine
    54 m s.l.m.
  • Popolazione
    23170 (30-9-2022)
  • Nome abitanti
    Capoterresi
  • CAP
    09012
  • Comuni confinanti
    Assemini, Cagliari, Sarroch e Uta
  • Coordinate geografiche
    39° 10' 26.30" N 08° 58' 28.10" E
Capoterra

Origine del nome

Nome in sardo: Cabuderra

Il toponimo Capoterra deriva dal latino "Caput terrae", in quanto la zona rappresentava, per chi arrivava da Cagliari, la prima terra che si incontrava dopo laguna di Santa Gilla e Capoterra.

Alla scoperta del comune

Storia di Capoterra

Le origini di Capoterra sono molto antiche e vantano diversi ritrovamenti di tipo pre-nuragico in zona di Cuccuru Ibba (dietro l'inceneritore di Macchiareddu- Grogastu) e nuragico, con resti di capanne nuragiche si trovano a Baccu Tinghinu (attorno al Nuraghe di Monti Arrubiu) e torri nuragiche a Is Antiogus e Is Cuccureddus. L'area fu frequentata anche in epoca fenicia, nella zona di Su Loi e in località Sant'Antonio. L' "oppido" di epoca romana si trovava invece sulle rive dello stagno e non lontano dal mare e dall'importante strada litoranea, probabilmente in località Tanca sa Canna.
In epoca medievale il territorio di Capoterra si trovò al centro delle dispute territoriali tra genovesi, pisani e spagnoli, con al centro il Giudicato di Cagliari, in un'appassionante storia fatta di donazioni, lasciti nuziali e conflitti navali.
Fu a Maramura ad esempio, che sbarcarono le truppe pisane che combatterono contro la conquista aragonese dell'isola. Il 26 febbraio 1324 gli oltre 1200 cavalieri sbarcati nel porto di Maddalena ingaggiarono una cruenta battaglia con gli eserciti dell'infante Alfonso nell'area di Lutocisterna, oggi nella zona di via del Fangario, a Cagliari.
I pisani persero e gli aragonesi ebbero spianata la strada per la conquista dell'isola, che si concretizzò solo 85 anni dopo, con la sconfitta degli Arborea in "Sa Battalla" di Sanluri. In questi 80 anni e passa di guerra e battaglie, da citare lo screzio tra il Re di Sardegna e Aragona Pietro IV e il Giudice di Arborea Mariano IV, che nel 1353 portò alla distruzione di Capoterra, tanto che l'insediamento venne abbandonato per circa 300 anni.
Il paese venne infatti ripopolato solo nel 1655, con profughi provenienti soprattutto dal Logudoro e dalla Gallura , grazie alle condizioni di favore concesse loro dal Barone Girolamo Torrelas. A conferma di ciò possiamo citare il fatto che, nei paesi vicini, ad esempio Assemini, i "capoterresi" venivano chiamati "cabesusesus", cioè provenienti dal "Capo di Sopra".
Il primo nucleo abitativo del nuovo insediamento si trova a Villa Sant’Efisio, nel luogo dedicato al culto del Santo, che protesse la popolazione durante una terribile epidemia di peste. Il nascente borgo divenne un rifugio per chi aveva avuto piccoli problemi con la giustizia e desiderava iniziare da zero una nuova vita. L'area rimase soggetta per lungo tempo alle incursioni dei pirati saraceni, perciò servivano uomini abili nell'uso delle armi e non si andò troppo per il sottile.

Territorio tra monti, spiagge e aree umide

Il territorio di Capoterra ha una superficie di 68,49 km² con una grande varietà di ambienti, dalle colline più alte della fascia montana ricomprese nel nascente "Parco di Gutturu Mannu", alla pianura occidentale del Golfo degli Angeli, che si estende fino al mare e che include un'ampia area umida, chiamata stagno di Capoterra, che raccoglie le acque dei torrenti provenienti dalla già citata area montana.
Il paese è diviso in almeno 3 frazioni: il nucleo principale, che si trova nell'immediata fascia pedemontana, a 17 chilometri da Cagliari, la frazione a monte di "Poggio dei Pini" e le frazioni a mare, che vanno dalla più recente "Residenza del sole", alle pre-esistenti "La Maddalena", "Frutti d'Oro", "Rio San Girolamo", "Coop 100", "Su Spantu I, II e III", "Su Loi" e "Torre degli Ulivi". Esse occupano tutta la fascia costiera, fin quasi al limite territoriale con il comune di Sarroch.Capoterra è così divenuta una città di passaggio: tra la città di Cagliari e il mare, tra la residenza e il lavoro.
Il forte sviluppo urbanistico del territorio avvenuto nel dopoguerra ha infatti permesso di passare dai 4.820 abitanti del 1951 ai 23.170 del 2022. Ciò ha creato alcuni squilibri, le aree litoranee sono divenute aree dormitorio, punti d'appoggio per chi lavora a Cagliari, con sempre più costruzioni di nuova fattura e il frazionamento in più appartamenti delle grandi ville sorte originariamente.
Ciò ha accresciuto enormemente la pressione antropica sul territorio, che da un lato ha portato a costruire in aree a forte rischio idrogeologico, con numerose alluvioni che negli ultimi anni hanno investito questi luoghi, con un importante sacrificio anche in termini di vite umane. Dall'altro ha portato alla crescita di grandi aree abitate con servizi talvolta inadeguati e una rete viaria non sufficiente a reggere il traffico lungo l'unica arteria stradale - la SS195 - che porta i turisti verso l'importante località turistico balneare di Pula.
Alcuni di questi problemi, come i lavori di mitigazione del rischio idraulico e la nuova quattro corsie, sono in via di risoluzione grazie a imponenti lavori pubblici, il cui completamento richiederà però ancora numerosi anni. Mancano invece ancora piani adeguati che rallentino la forte erosione della linea di costa, con il mare che entra nelle case, poste a ridosso del litorale, durante le mareggiate più forti.

Il futuro di Capoterra

Il futuro di Capoterra dipenderà dalla capacità di sviluppare un percorso di sviluppo economico proprio, che integri il suo naturale ruolo di cerniera tra aree economico-geografiche differenti.
Le attrazioni turistiche non mancano, da un litorale che aspetta di essere valorizzato appieno ad esempio, al nascente "Parco di Gutturu Mannu", al momento in fase di avvio. Alle spalle di Capoterra si trova infatti un'ampia area montuosa, che ospita non solo la più grande lecceta del Mediterraneo per estensione, ma anche l'oasi naturale del WWF, in territorio di Uta, che è stato fondamentale per la salvezza del Cervo Sardo, e una vasta rete sentieristica e numerose aree archeologiche da valorizzare. A separare il borgo dalla città di Cagliari invece, ecco un' importante area umida che, dalle produzioni tipiche al birdwatching, offre un'ampia possibilità di diversificazione sia turistica che economica.

Tra i monumenti da citare la chiesa parrocchiale di Sant’Efisio patrono di Capoterra e la chiesetta di Su Loi, dove il primo maggio di ogni anno si ferma il simulacro di Sant'Efisio, lungo la sua lunghissima processione verso il luogo del martirio a Nora. Da citare anche due chiesette campestri, quella di San Girolamo e, soprattutto, quella in stile romanico pisano di Santa Barbara de Montes, dedicata alla vergine e martire cagliaritana che qui venne decapitata. Secondo la leggenda, dove cadde la testa della Santa, sgorgò immediatamente una sorgente, che adesso si trova a breve distanza dalla chiesa. E' la "sorgente di Sa Scabitzada" (la decapitata), che è ancora oggi un importante luogo di pellegrinaggio.

Giacimenti, miniere e curiosità

Lingegner Goüin: Nel 1858 giunse in Sardegna l'ing. Goüin, capitano d’industria, ma anche uomo di cultura. Egli arrivò nella nostra isola per conto della Società francese "Petin Gaudet, Compagnie Hauts Forneaux, Forges et Aciéries de la Marine e des Chemin de Fer-Rive de Giers" col fine di esplorare la zona sud occidentale della Sardegna, alla ricerca di giacimenti di ferro. Ferro che era necessario per far funzionare gli stabilimenti siderurgici che la società possedeva in Francia. Divenne poi il direttore della miniera di San Leone, che si trova in territorio di Assemini, ma al confine con il territorio di Capoterra.
A Capoterra, attorno al 1860, l' ing. Goüin acquistò la tenuta di Baccu Tinghinu, che includeva una bella villa padronale, che venne arredata con gusto francese, antiquariato e una grande biblioteca che conteneva numerose opere e persino preziose incisioni, tra le quali spicca una raccolta di schizzi originali fatti da Lamarmora per il suo "Voyage en Sardaigne". La villa ospitava anche un piccolo museo che conservava una collezione di antichità raccolte per la Sardegna dallo stesso ingegnere.
Nel giardino invece, da registrare la presenza di un' enorme pietra miliare romana portata da Macomer e dell' albero di eucalipto più antico della Sardegna, piantato dallo stesso Goüin il 12 marzo 1865, per celebrare la nascita della primogenita Giulia. L'albero è ad oggi ancora vivo e in buone condizioni.
Per maggiori informazioni: http://wikimapia.org  

La prima ferrovia della Sardegna

Si trova in territorio di Capoterra la gran parte del tracciato della prima ferrovia della Sardegna, che venne aperta al traffico nel 1862, per portare il minerale estratto nella miniera di San Leone fino al pontile che si trovava a Maramura. Parti del tracciato, lungo 14,5 chilometri, con scartamento di 600mm sono ancora facilmente individuabili in agro di Capoterra. E' ancora visibile anche la stazione di Santa Lucia, oggi inclusa all'interno di un fondo privato. Una curiosità nella curiosità è che almeno inizialmente, il treno fu a trazione animale.
Per approfondire: https://treninoverdedisardegna.it

I giacimenti di Uranio

In pochi lo sanno ma tra i monti di Capoterra si svolsero, nel 1956, approfondite ricerche di giacimenti di Uranio, ad opera della Società SOMIREN del Gruppo ENI. I minerali vennero sì trovati, in località di "Arcu su Linnarbu", ma i giacimenti sono risultati essere troppo poveri perché fosse conveniente sfruttarli economicamente.