Comune di Siligo
Dati informativi
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ProvinciaSassari
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Regione storico-geograficaMeilogu
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Altitudine400 m s.l.m.
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Popolazione764 (30-11-2023)
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Nome abitantiSilighesi
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CAP07040
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Comuni confinantiArdara, Banari, Bessude, Bonnanaro, Codrongianos, Florinas, Mores, Ploaghe
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Coordinate geografiche40°34′30.9″N 8°43′38.6″E
Origine del nome
- Il toponimo di Siligo ha un’origine incerta. In passato, gli studiosi ipotizzarono che il nome del comune potesse originarsi dal termine “siligo genis”, che in latino significa “buone messi” (Siligo, infatti, è uno dei nomi con cui botanicamente ci si riferisce al grano tenero).
Tuttavia, analisi documentali recenti hanno evidenziato l’invalidità di tale ricostruzione: nei condaghe esaminati (ossia delle raccolte di atti di donazione a favore di vari enti ecclesiastici) il comune di Siligo è stato registrato di volta in volta con nomi differenti, alcuni dei quali potrebbero far risalire l’origine del toponimo a “sil”, traducibile come “canale” o “corso d’acqua”.
Alla scoperta del comune
Cenni storici: dal periodo nuragico alla soppressione del sistema feudale
Il territorio di Siligo ha raccolto testimonianze del passaggio umano già a partire dal periodo preistorico: infatti, sulla cima del monte Sant’Antonio, possiamo trovare un importante insediamento con un Santuario federale nuragico. I Nuraghi presenti nel territorio di Siligo sono ben venticinque, con non pochi Protonuraghi e almeno sette Nuraghi complessi, tra i quali spiccano per complessità quelli collocati ai margini dell’altopiano di S’Aspru.
Durante il periodo romano ebbero luogo le prime vere e proprie operazione di urbanizzazione che gettarono le fondamenta dell’attuale centro abitato: vennero costruiti diversi edifici, concentrati in particolare nell’area dell’attuale Parco archeologico di Mesumundu, e recenti ritrovamenti hanno confermato che il Mesumundu ospitò una consistente popolazione tra il V e il VII secolo, insediatasi in prossimità delle terme abbandonate dai Romani.
Durante il periodo basso medievale Siligo divenne parte della Curatoria di Meilogu, nel Giudicato di Torres. A seguito dell’atto di donazione di Barisone I (1064-65), un gruppo di monaci dell’abbazia di Montecassino si insediò presso la chiesa di Nostra Signora di Mesumundu e la chiesetta dedicata ai santi Elia ed Enoch, ubicata sul monte Santu.
Inizialmente il villaggio era costituito da due agglomerati: “Cherchedu” e “Siloghe”, quest'ultimo situato vicino al rudere del Nuraghe Su Runaghe. che vennero in seguito uniti. Tra l’XI e il XIII secolo è attestata l’esistenza di un insediamento chiamato “Biddanoa”, menzionato nei censimenti spagnoli tra il 1485 e il 1627. Nel censimento del 1627, l'insediamento viene registrato con il nome di “Villa de Monti Santo”, ma non viene menzionato dopo il 1655, probabilmente a causa dello spopolamento dovuto all’epidemia di peste del 1652.
Sul monte Sant’Antonio recenti indagini hanno rivelato la presenza di un piccolo agglomerato con una decina di edifici e una chiesetta absidata, corrispondente al Capula o Cepola citato nei documenti medievali e nella letteratura ottocentesca. La presenza dell’insediamento, che ospitava un castello e alloggi militari, non è presente in alcun censimento, nonostante sia stata documentata fino al XV secolo.
Con il tramontare dell’epoca giudicale nel 1259, il villaggio passò sotto il dominio della famiglia genovese dei Doria e intorno al 1350 alla Corona d'Aragona. Nei secoli XV e XVI, con l’introduzione del sistema del “vidazzone”, (un regime di agricoltura comunitaria tipico dell’isola che prevedeva l’obbligo dell’avvicendamento colturale, ossia della rotazione annuale nell’utilizzazione dei terreni), si osservò un consolidamento degli insediamenti comunali.
Nel 1629, Siligo formò la contea di Montesanto, data in concessione agli Alagon, che riscattarono il feudo con la soppressione del sistema feudale nel 1839.
Personaggi di spicco
Gavino Contini è considerato forse il maggior poeta estemporaneo della Sardegna.
Nato a Siligo nel 1855, dopo aver conseguito la terza elementare iniziò a lavorare nei campi e al contempo coltivò la sua passione per la lettura di racconti e di testi poetici.
Nel 1875 si arruolò nel corpo delle guardie regie e si stabilì a Roma, dove, in occasione di una gara poetica in onore del compleanno del re Vittorio Emanuele II, ottenne a riconoscimento della sua arte una pensione vitalizia. Passò poi nel corpo degli agenti di custodia, e dopo alcuni anni di servizio svolti nella penisola, fece ritorno in Sardegna.
In seguito alla contrazione di una malattia, nel 1890 fu costretto ad abbandonare il corpo e da quel momento decise di dedicarsi unicamente alla poesia.
La sua presenza scenica, unita alla sua prontezza del suo acume e alla rara capacità immaginativa, assicuravano l’assieparsi di una folta folla durante le sue sfide poetiche. Poco prima di morire nel 1915, scrisse un breve dialogo, pubblicato a Sassari nel 1929, in cui immaginava di dialogare con la Morte e con Dio.
Purtroppo, trattandosi di un poeta estemporaneo, rimangono poche tracce scritte della sua produzione, relegate perlopiù al ricordo e alla trasmissione orale di quanti assistettero di persona alle sue gare poetiche: fortunatamente, nel 1960 e il 1983, vennero pubblicate due raccolte allo scopo di preservarne la memoria, rispettivamente a cura di Antonio Carta e don Giommaria Dettori.
Gavino Ledda, autore e regista, nasce a Siligo nel 1938.
Di origine umile, viene costretto dalla famiglia e in particolare dal padre ad abbandonare la scuola per diventare pastore, mestiere che praticherà fino ai 20 anni; nello stesso anno, per sfuggire alle pressioni paterne che lo vorrebbero pastore per tutta la vita, deciderà di abbandonare la Sardegna e di arruolarsi nell’esercito, dove avrà l’opportunità di coltivare l’interesse per gli studi, agevolato dal fortunato incontro con il poeta Franco Manescalchi.
Ledda avrà così modo di emanciparsi dall’analfabetismo, e in soli 8 anni riuscirà a conseguire la licenza elementare da privatista, per poi proseguire fino alla laurea in lettere, con una tesi di glottologia presso l’Università di Roma. Nel 1970 viene ammesso all’Accademia della Crusca, e l’anno successivo diviene assistente di filologia romanza all’Università di Cagliari.
Il suo romanzo più celebre, “Padre Padrone”, viene pubblicato nel 1975 dalla Feltrinelli e ottiene uno straordinario successo: tradotto in oltre 40 lingue e vincitore del premio Viareggio, ripercorre le vicende biografiche dello stesso Ledda. Negli anni ‘70 il romanzo diventa un testo caposaldo della pedagogia progressista per la sua penetrante capacità di analizzare e mettere in risalto le luci e le ombre di un approccio educativo patriarcale e autoritario, ormai considerato anacronistico. L’opera di Ledda ispirò i fratelli Traviani, che lo trasposero cinematograficamente nel 1977 con un omonimo titolo. Padre Padrone partecipò alla 30a edizione del Festival del Cinema di Cannes, e si aggiudicò la Palma d’oro come miglior film.
Maria Carta, nata nel 1934, è stata una cantautrice folk. Nella sua carriera si è dedicata soprattutto alla musica tradizionale sarda, in particolare al “cantu a chiterra”, una forma di canto tipica del nord Sardegna, i “gosos”, dei canti devozionali paraliturgici di provenienza iberica diffusisi nell’Isola durante la dominazione spagnola, ninne nanne e canti gregoriani.
La Carta è nota e apprezzatissima per essere riuscita a rinnovare i repertori tradizionali senza snaturarli, e per aver contribuito alla loro diffusione al di fuori della realtà sarda.
Nel 1971 realizzò due album, e nel 1974 partecipò a Canzonissima interpretando “Deus ti salvet Maria”, classificandosi seconda nella categoria folk con il brano “Amore Disperadu”, e nel corso degli anni tenne concerti in tutto il mondo, come a Mosca, Tolosa, New York e San Francisco.
Ebbe poi dei contatti anche col mondo del cinema, e coltivò delle amicizie con delle figure di spicco dell’epoca, come Zeffirelli, Coppola e Pasolini, tanto da ottenere un ruolo ne “Il padrino – Parte II ” e nello sceneggiato di “Gesù di Nazareth”. Dopo la sua morte, nel 1994 venne istituita l’associazione Maria Carta, che si pone lo scopo di promuovere l’immagine e la cultura musicale della Sardegna; inoltre, già da svariati anni, si occupa di finanziare delle iniziative atte a sensibilizzare l’opinione pubblica sullo spopolamento delle zone interne dell’isola.
I principali luoghi di interesse archeologico
- Santuario nuragico di monte Sant'Antonio
- Parco archeologico di Mesumundu
- Nuraghe de S’Iscala Ruja
- Nuraghe Santu Ortulu
- Nuraghe Conzattu
- Nuraghe Truviu
- Nuraghe Caspiana
- Nuraghe Tranesu
Architetture religiose
- Chiesa di Nostra Signora di Mesumundu
- Chiesa dei Santi Elia ed Enoch
- Chiesa di Santa Vittoria
- Oratorio di Santa Croce
- Chiesa di San Vincenzo Ferrer
(Strutture in stato di rudere o scomparse)
- Chiesa di San Leonardo
- Chiesa di Santa Maria de Banzos
- Chiesa di Santu Ortolu
- Chiesa di Sant'Antonio
- Chiesa di San Filippo
- Chiesa di San Pietro
L’economia
L’economia di Siligo si fonda su un’agricoltura specializzata sulla coltivazione di viti, ulivi, foraggi, cereali, frutta e verdura e sull’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore industriale offre alcune realtà produttive, soprattutto nel compartimento del materiale di costruzione ed edile e nell’agro-alimentare. Sono poi presenti anche alcune strutture ricettive.
Le sagre e le principali festività di Siligo
- Riti della Settimana Santa: La celebrazione della Settimana Santa culmina con il rito della Deposizione, ossia de “S’Iscravamentu”, e si svolge con l'uso di un crocefisso ligneo policromo del XVII secolo, conservato nella Chiesa della Santa Croce.
- Festa di Sant’Elia e Enoch: Si svolge il lunedì di Pasqua (Pasquetta). Durante questa festa si tiene un tradizionale pellegrinaggio, con l'opportunità di visitare la Chiesa di Sant’Elia e Enoch, aperta appositamente per i festeggiamenti.
- Festa di Santa Vittoria Vergine e Martire: È la prima festa patronale di Siligo e si celebra il 15 maggio.
- Festa di San Vincenzo Ferrer: È la seconda festa patronale di Siligo e si tiene l'ultimo fine settimana di agosto.
- Festa della Beata Vergine del Rosario: Si celebra la prima domenica di ottobre.
- Sagra della salsiccia e del vino: Istituita nel 1980 e organizzata dalla Proloco, si tiene la seconda domenica di dicembre. Durante l'evento è possibile degustare sia la tipica salsiccia di Siligo, aromatizzata al finocchietto selvatico che gli ottimi vini locali.