La prima società che si interessò al sito fu la SOMIREM del gruppo ENI già dal 1956, successivamente negli anni ‘80 anche l’AGIP Nucleare in collaborazione con l’EMSA Ente Minerario Sardo Spa fece delle ricerche, giungendo alla conclusione che il sito minerario non giustificasse l'impiego di importanti risorse economiche per l’avvio di attività produttive in considerazione della scarsa mineralizzazione del prodotto.
Oggi sono presenti ancora gallerie che non sono accessibili a causa del pessimo stato di conservazione. Ciononostante si segnala che in questi anni qualche appassionato, nonostante il divieto di accesso, si sia recato sul posto alla ricerca di metalli preziosi. Peraltro si deve segnalare che l’area delle gallerie non è certamente salubre, visto il tasso di radioattività che è stato rilevato al loro interno. Per tale motivo si sconsigliano vivamente delle visite al sito.
Dopo l'identificazione di diversi minerali di Uranio da parte del Garavelli, il sito divenne importante tra i collezionisti ed i ricercatori di minerali rari e radioattivi.
I Minerali sono presenti presso Arcu su Linnarbu sono: Anatase, Andradite, Autunite, Bassetite, Cacoxenite, Carnotite, Churchite, Compreignacite, Diadochite, Fosfuranilite, Ianthinite, Magnetite, Meta-ankoleite, Meta-autunite, Meta-saleeite, Metatorbernite, Opale, Ortoclasio, Parsonsite, Quarzo, Rutilo, Sabugalite, Saleeite, Schoepite, Soddyite, Torbernite, Uraninite, Uranofane-alfa-beta, Wavellite.