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Miniera di Sant'Antonio (S’Arcu ‘e Sant’Antoni)


Miniera di Sant'Antonio (S’Arcu ‘e Sant’Antoni)

Il territorio di Capoterra era stato esplorato sin dalla fine del 1800 alla ricerca soprattutto di piombo e ferro; questo è testimoniato dalla presenza di numerosi concessioni minerarie del 1881. Si cita a titolo di esempio Barra Troppa sa Sarpa, Bidda is Morus, Canali is Istrias, Mitza s'acqua Ferru e Sa Bidda e is Morus (tutti per la esplorazione di ferro) e Casteddoris (per la esplorazione di galena argentifera),

In tempi più recenti anche la zona di Arcu de Sant’Antoni e Arcosu Linnarbu, fu coinvolta dai lavori di estrazione mineraria della miniera di ferro di San Leone, sito di notevole importanza.


Informazioni

Comune

Capoterra

Indirizzo

Come arrivare

Partendo dalla SS195 in direzione Vaccalamanza, si lascia l’auto e e risalendo il corso del Rio Sant’Antonio, con un percorso che alterna dei tratti su sentiero, ad altri in cui si cammina sul greto del torrente; dopo circa 1h30’ la traccia intercetta un sentiero segnato dal CAI, che sotto un bosco prosegue in costante  salita per poi arrivare, dopo diversi tornanti, prima attraverso S’Arcu ‘e Mumoiada (404 m) e poi infine alla meta di S’Arcu ‘e Sant’Antoni.

Accessibilità

Per informazioni rivolgersi al Comune di Capoterra

Adatto ai portatori di disabilità

No

Stagioni consigliate

  • Primavera ,
  • Autunno

Notizie varie

La storia di questa miniera è legata alla pianura di Su Loi, posta alla foce dove si incontrano il rio San Girolamo e il rio Masoni e’ Ollastu. Infatti questa area fu destinata a ospitare il punto d'imbarco del minerale ferroso estratto da una miniera aperta nelle montagne dell'entroterra, in località S'Arcu de Sant'Antoni, le cui bocche di miniera sono tuttora ben visibili nell’omonimo Canale, insieme a numerosi tratti delle originarie infrastrutture, le quali sono inserite all’interno di un contesto paesaggistico e naturalistico assai suggestivo.

Per tale motivo nel 1873 vennero edificati alcuni magazzini e un pontile, unitamente ad altri fabbricati utilizzati come uffici e locali di alloggio del personale. 

La produzione estrattiva iniziò quello stesso anno, grazie anche alla fama e ai buoni risultati raggiunti nella miniera di San Leone, poco distante da Sant’Antonio. 

La società che deteneva la concessione di Sant’Antonio era della Liguria per questo motivo quando venne costruita la strada per collegare il punto di stazionamento del minerale con il pontile, essa venne chiamata “dei Genovesi”, nome cha ancora oggi conserva. Peraltro le ripetute alluvioni di questi ultimi decenni hanno in parte compromesso l’originale assetto viario il cui primo tratto di strada è stato completamente distrutto nella tragica alluvione del 2008 che, fra l’altro, costò la vita a 5 persone.

Il minerale ferroso estratto veniva calato a valle con una teleferica che dalla bocca della miniera lo portava in località Genna Craboni o Culliresu. In questo luogo di raccolta vi era la stazione di partenza da cui, grazie a un convoglio costituito da una motrice a vapore con due vagoni, che non viaggiava su rotaie ma su ruote di pietra, il minerale giungeva all’imbarcadero di Su Loi. La produzione mineraria proseguì solo per due anni, tant’è che nel 1875, le attività estrattive vennero interrotte per le molteplici difficoltà tecniche che, comportando un notevole aumento dei costi, rendevano non competitivo il prezzo finale del minerale. Nel 1898 la miniera passò alla Società Mineraria Titus II, mentre nel 1905 fu ceduta alle Ditte Bruzzo e Bozano di Genova. Successivamente tutto il compendio di Su loi venne acquistato da una azienda ortofrutticola di proprietà della famiglia Manca di Villahermosa, che utilizzò le strutture per ospitare i contadini e braccianti. La villa padronale che ancora oggi conserva il nome del suo ultimo proprietario storico “Spadaccino” è stata acquistata dal Comune di Capoterra e oggi è affidata in gestione a una società che ha creato un CEAS.

Gli ultimi cumuli di magnetite non imbarcata rimasero abbandonati in riva al mare, per circa mezzo secolo. Furono utilizzati come sottofondo di manto stradale. Ancora oggi passeggiando sulla parte di spiaggia di Su Loi, posta di fronte al campo da calcio, è possibile notare numerosi pezzi di “ferro ossidato" facilmente riconoscibili, minerale che avrebbe potuto costituire una grande risorsa per il territorio, se la politica regionale avesse fatto altre scelte per lo sviluppo industriale della Sardegna.


Mappe

Coordinate geografiche

APP GEO Sard GIS

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39.1492778,8.92675