Miniera di Su Suergiu
La miniera di Su Suergiu è situata nel territorio di Villasalto ed è stata molto importante per l’estrazione dell’antimonio, minerale utilizzato anche nell’industria bellica e per questo, per fasi alterne, ha visto aumenti e diminuzioni di produzione mineraria e rendimenti economici, soprattutto nei momenti coincidenti ai due maggiori conflitti mondiali. L’attività della miniera di Su Suergiu si pensa che abbia origini molto antiche, considerando la zona del Gerrei, riconducibili all’epoca della cultura di Ozieri (tra il 3500 e 2800 a.C.) comprovati grazie a dei ritrovamenti, quali oggetti in rame e argento scoperti in una tomba della necropoli di Pranu Mutedu di Goni. L’attività mineraria vera e propria ha inizio circa nel 1880 e si conclude nel 1987. L’edificio più importante del sito è il palazzo della direzione e gli impianti che fanno parte della miniera avevano funzioni estrattive e di lavorazione come la fonderia. Oggi in Su Suergiu vi è un museo, e il sito è tutelato perché parte del “Parco Geominerario, Storico e Ambientale della Sardegna”, riconosciuto dall’UNESCO.
La miniera di Su Suergiu si trova nella zona elevata della valle del Riu Sessini, un corso d’acqua che si immette nel Riu Corr’ e Cerbu-Ciurixeda, affluente di destra del Flumendosa. Il nome Su Suergiu, deriva probabilmente dalle querce da sughero (suergiu) che crescono rigogliose nella valle del rio Sessini, zona in cui è localizzato il borgo minerario e gli impianti di estrazione. La zona di estrazione è situata nell’area sottostante la piana in cui è nata la città di Villasalto e si sviluppa fino al versante Nord dell’altopiano. I filoni che hanno interessato la sua produzione mineraria comprendono maggiormente l’antimonio (detto anche antimonite o stibina), che si trova in delle conformazioni rocciose di origine siluriana (circa 400 milioni di anni fa, epoca compresa nel paleozoico); queste sezioni, denominate dai minatori “coppe”, si sviluppano in circa 30 m con spessore di circa 1 m all’interno delle serie di strati sovrapposti di scisti (roccia metamorfica, generata da temperature o pressioni diverse da quelle originali, con disposizione regolare-parallela) e gli scarti di lavorazione erano costituiti da “carbonato di calcio”, di origine sedimentaria.
È importante specificare che le risorse minerarie di Su Suergiu non furono mai abbondanti, perché ricerche ed estrazioni non furono sufficienti per garantire e giustificare una prolungata attività estrattiva.
La zona del villaggio di Su Suergiu, comprendeva vari edifici, di cui il più importante (come visto per altre miniere) è il palazzo ottocentesco della direzione, ma non di secondaria importanza, erano compresi anche i magazzini, gli alloggi degli impiegati, il laboratorio chimico la zona della mensa. Il palazzo della direzione è situato in una zona più elevata rispetto alla miniera, ed è distante dalla fonderia circa 100 m; questo permetteva di avere una buona visuale a distanza dei lavori. Sono presenti diversi edifici visitabili: vi è quello dedicato alla fonderia, che comprende i relativi ampi forni e una camera chiamata curiosamente dei sacchi, qui avveniva la raffinazione, dove le particelle contenute nei fumi dell’ossido di antimonio, venivano trattenute dalla tela per essere poi prelevate; avveniva poi la fusione del solfuro con procedimenti che permettevano di trattare i residui della prima fusione nei forni a griglia. Vi sono poi una serie di camere dove venivano accumulati i minerali, sia quelli da trattare che quelli già trattati e da operare in altri processi. Si può trovare anche un altro edificio, più recente, dedicato alle officine meccaniche che aveva per lo più funzioni manutentive dei vari impianti.
STORIA DELLA MINIERA
Già dai primi decenni dell’800 erano stati individuati degli affioramenti minerari antimoniferi nelle vicinanze del villaggio, ma la difficile accessibilità del sito fece si che solo nel 1854 l’imprenditore Francesco Ferro riuscì a dare inizio alle ricerche minerarie nel sito. L’apertura ufficiale della miniera fu nel 1880, grazie a Carlo Rogier e Giuseppe Carcassi, ai quali si, dopo breve tempo Carlo Scaniglia. Quest’ultimo fece edificare nel 1882 la prima fonderia per antimonio della Sardegna, che vantava una produzione mensile di 30 tonnellate di solfuro di antimonio fuso, prima lavorazione del minerale che precedette il conseguimento dell’antimonio-metallo, che lo stesso imprenditore ricavava nella sua fonderia vicino a Siena.
In quel periodo le condizioni di lavoro erano molto dure per i minatori e per coloro che lavoravano nella fonderia, per lo più ex pastori o agricoltori, quindi senza alcuna esperienza in miniera. D'altro canto i dirigenti molto preoccupati per la bassa e discontinua produttività della miniera, non ponevano molta attenzione alla sicurezza dei lavoratori, spesso vittime di infortuni. Per questo motivo i tre soci cedettero Su Suergiu alla “Società Anonima Miniere e Fonderie di Antimonio di Genova“ nel 1889, azienda che aveva il primato produttivo di antimonio della nazione, anche se solo corrispondente alla metà rispetto alla Francia. La ristrutturazione degli impianti della miniera nel 1899, permise di aumentare progressivamente la produzione dell’ossido riducendo quella di solfuro liquato; il primo veniva convertito in metallo chiamato regolo, nell’officina di Livorno della stessa società, mentre il secondo veniva venduto una volta macinato e classificato. Dagli anni in cui nacque ufficialmente la miniera fino ai primi anni del ‘900, si ebbe un rendimento altalenante ma tendenzialmente sfavorevole causato dalla diminuzione del valore del minerale; i lavori di ricerca e coltivazione del minerale ebbero un tenore medio di circa il 17%.
Nel 1904 la guerra russo-giapponese portò la produzione mineraria ad aumentare fino all’esaurimento scorte ed il prezzo dell’antimonio subì un forte aumento e l’esportazione fino alla fonderia di Livorno.
Nel 1906 iniziarono di nuovo i lavori di ricerca e contemporaneamente anche la costruzione di una galleria tra Su Suergiu e la zona di Martalai Carcirargius, una strada di 5km per il trasporto del materiale fino a Porto Corallo.
Il nuovo impianto entrò in funzione nel 1907 ma la produzione ebbe una riduzione dettata dalla scarsa fornitura dei minerali e problemi economici dei concessionari della miniera,Hilleard e Griffits, e in seguito il notaio Carlo Larghi di Vico Canavese. Nel 1908, il prezzo dell’antimonio scese nuovamente per poi far cessare del tutto la produzione, nello stesso anno; in quell’anno ci furono molti licenziamenti di operai della miniera.
Nel 1913, dopo un periodo di totale inattività la “Società Anonima Miniera e Fonderie di Antimonio” riprese l’attività a Su Suergiu e a Corti Rosas presso Ballao. in quei 5 anni di inattività vi furono però dei potenziamenti con la costruzione di una centrale per la produzione elettrica, fu migliorato l’impianto di frantumazione del minerale e del solfuro, risistemati i mezzi e sistemi di captazione dei fumi, venne costruito un piccolo forno a vento per poter fondere le scorie del forno che produceva il regolo e infine ristrutturati i fabbricati.
Nel 1915 con la prima guerra mondiale, la miniera venne rimessa in funzione e nonostante il drammatico periodo, Su Suergiu arrivò a coprire l’86% della produzione nazionale.
1916 si passò alla ricerca di risorse più importanti e si iniziò a produrre come minerale secondario la scheelite, perché parte dei minerali di antimonio. In questi anni i macchinari elettrici vennero riformati e rinnovati; come ad esempio è successo per la vecchia dinamo, utilizzata per migliorare una motrice a vapore che permetteva l’illuminazione e il funzionamento di una impastatrice.
Nel 1918 con la fine della guerra, anche le richieste di antimonio diminuirono fino a portare alla momentanea cessazione dell’attività della fonderia. Vi fu una crisi che interessò il paese di Villasalto e Su Suergiu, in quanto aumentò la disoccupazione che interessò la miniera.
Nel 1920 a fronte di una richiesta del minerale dalla Germania, la miniera riattivò la produzione del solfuro e quindi una momentanea e parziale assunzione di manodopera, che però nel 1922 ebbe un risvolto contrario in quanto vi fu carenza di manodopera causata da una forte emigrazione.
Nel 1925 nonostante una discreta quantità produttiva di regolo, solfuro e ossido, gli azionisti cedettero la maggioranza del pacchetto azionario della “Miniere e Fonderie di Antimonio” al gruppo minerario di Montevecchio. La società di Montevecchio decise di investire e migliorare la produzione di Su Suergiu ma nel 1929 con l’arrivo della crisi economica, gli sviluppi minerari ebbero una battuta d’arresto. Dal 1930, con delle nuove ricerche, si arrivò poi alla produzione di un ossido chiamato Italox. In seguito allo scioglimento del gruppo minerario di Montevecchio, l’amministrazione di Su Suergiu passò all’ “Azienda Minerali Metallici Italiani” (AMMI) di proprietà statale.
Tra il 1936-1939, causa la guerra in Etiopia, l’Italia era in isolamento internazionale, per cui la miniera di Su Suergiu ebbe una nuova spinta produttiva, grazie a dei nuovi finanziamenti.
L’alluvione del 1940 rallentò la lavorazione per quasi un anno; e nel 1941, la concessione della miniera venne trasferita, per decreto ministeriale, alla A.M.M.I.
Nel 1951 venne nuovamente trasferita alla A.M.M.I. S.p.A.; un anno dopo si ebbe una nuova crisi, causata dalla diminuzione della domanda e quindi una sovradisponibilità del prodotto che portò conseguenze anche a livello occupazionale. Le ultime vicende riguardo Su Suergiu sono tra gli anni ‘50 e ‘60 perché nel secondo dopo guerra, crollata la richiesta del minerale di antimonio, i lavori estrattivi andarono a scemare fino al definitivo arresto nel 1967.
Tornando indietro di un anno, l’amministrazione comunale di Villasalto mosse gravi accuse di inquinamento per quanto riguarda i terreni agricoli dei più recenti impianti minerari.
Gli anni successivi alla chiusura di Su Suergiu vi sono stati dei tentativi di riavviare la produzione mineraria con scarso successo, e nel 1979 la sua concessione venne affidata alla SAMIM del gruppo ENI; ma purtroppo tale novità non fu sufficiente a rimettere in moto i lavori minerari e nel 1986 la Samim chiese la rinuncia della concessione, che fu ceduta un anno dopo alla nuova società dell’ENI chiamata SIM (Società Italiana Miniere). Infine dalla SIM la miniera passò al Comune di Villasalto.
Informazioni
Comune
Indirizzo
Villasalto - località Su Suergiu
Come arrivare
Partendo da Villasalto percorrere la SP27. In Corso Repubblica svoltare a destra proseguendo lungo via Miniera fino alla località Su Suergiu, ove si trova il sito minerario e il relativo museo.
Accessibilità
orari: Museo di “Su Suergiu”
Ottobre-Maggio ME, VE 15:00-18:00 / SA 10:00-13:00 e 15:00-18:00 /
DO 09:00-13:00 e 15:00-18:00
Giugno-Settembre ME, VE 16:00-20:00 / SA-DO 10:00-13:00 e 16:00-20:00
telefono: 070 5435109 / 320 1128859 / num archivio: 3922004467 / num museo (Fb) 3484438389
e-mail:
Sito web: www.comune.villasalto.ca.it
Facebook: www.facebook.com/archiviostoricoemuseominerarioSuSuergiu.villasalto
Adatto ai portatori di disabilità
Stagioni consigliate
- Inverno ,
- Primavera ,
- Estate ,
- Autunno
Notizie varie
Alberto La Marmora (generale, politico ,naturalista dell’800) cita Villasalto, nell’ “Itinerario dell’Isola di Sardegna” per la presenza di un filone di antimonio, vicino ad Armungia, come più abbondante di quello di Ballao.
Viene scritto in una lettera dal direttore della miniera, nel 28 dicembre 1888, presso la sede di Genova: “i forni non rendono per la nessuna pratica degli operai per continui cambiamenti causati da infermità per l’azione del fuoco e dei molti acidi solforosi che perde il materiale” chiaro sintomo delle difficili condizioni lavorative dei minatori in quel periodo (Archivio Miniera Su Suergiu, corrispondenza da Villasalto a Genova).
Per saperne di più
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VILLASALTO , L’ambiente, La storia, La miniera , Massimo Rassu