Siti archeologici

Dieci Cisterne romane datate III-II secolo a.C, scavate nell'affiorante banco tufaceo nel quale è stata ricavata anche una serie di piccole canalette divergenti dall'imboccatura delle cisterne con lo scopo di convogliare altrove le acque meteoriche.

Dalla cima del colle di Santu Antine, 590 m s.l.m., si domina tutto il territorio circostante: all’alba lo sguardo raggiunge con facilità il mare. Le rovine di due nuraghi accertano le prime presenze umane in epoche lontane, a loro volta le mura Puniche e la cappella romana provano la continuità della frequentazione.

Resti di antica città-stato paleocristiana fondata alla fine del VI secolo a.C. Rappresentano una delle più importanti testimonianze di archeologia cristiana presenti in Sardegna.

La fonte è costruita su di una sorgiva ad alto contenuto ferroso. Si presenta a base trapezoidale ed è preceduta da un breve dromos.

La Grotta di San Michele è di origine carsica. Ha uno sviluppo di circa 160 m ed è percorribile per circa 56 m. Scoperta nel 1914, e sottoposta a scavi archeologici più approfonditi nel 1949, al suo interno vennero rinvenuti numerosi artefatti appartenenti a una civiltà, databile al neolitico recente, che prese in suo onore il nome di “Cultura di San Michele” o “di Ozieri”.

Chiamato anche “Su Tistivigliu” è situato all’estremità a Sud-Ovest della Giara e attualmente è immerso in un fitto bosco di lecci. Si presenta in stato di crollo e solo le aree con pianta quadrangolare e alcune altre strutture sono state individuate e oggetto di studio e scavo verso la fine degli anni 90’. 

Luogo sacro-rotonda di Corona Arrubia (Santa Maria S’Ungroi), è un sito particolare, in quanto la “rotonda” si distingue dalle altre strutture nuragiche ed è assimilabile ad un tempio nuragico, perché luogo di culto, generalmente relativo all’antico culto delle acque. Ha una forma circolare e l’interno si presentava con dei banconi ma si differenzia dai pozzi nuragici perché internamente non sono presenti fonti o canne relative ai pozzi sacri.

Ponte ad arco in tufo, basalto, e tracheite. Il ponte si localizzava sul Riu Mannu, al confine tra i territori comunali di Ittireddu e Mores, che mutuato il suo corso, scorre ora a nord ovest. Originariamente a tre arcate e con uno sviluppo di 18 m, ne conserva oramai solo due, di differenti dimensioni.

Il ponte romano di Ozieri, eretto nell'età imperiale, è un esempio notevole di architettura monumentale. Lungo 89 metri e largo 4,30, presenta sei arcate e rappresenta uno dei più grandi e meglio conservati ponti romani dell'isola. Costruito su robusti piloni con rostri, è stato utilizzato fino agli anni Cinquanta.

Situato nell’omonimo colle, è il più profondo della Sardegna arrivando quasi ad una profondità di 40 m; è stato costruito utilizzando per la maggior parte dei blocchi calcarei ed è stato frequentato non solo dai nuragici ma anche in epoche e dominanze dei popoli successivi, come i Romani, che attingevano l’acqua dal pozzo con una carrucola bronzea, i cui resti sono stati ritrovati al suo interno.

Il pozzo sacro di Predio Canopoli è un monumento nuragico situato all'interno del centro storico di Perfugas, antistante la chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli. Il Pozzo è uno tra i più raffinati esempi di architettura, legata al culto dell’acqua scoperti in Sardegna. La struttura è interamente realizzata a secco e a sacco con l’utilizzo di pietra calcarea.

Su un’imponente emergenza rocciosa del versante del Monte Majore che si affaccia sulla valle del rio Pardu, si erge il recinto megalitico Sa corona de su crobu (il recinto del corvo), che i resti di ossidiana e le ceramiche d’impasto restituiti dal sito farebbero risalire ad epoca preistorica.

È situato all’interno della Laguna di Santa Gilla. Il sito è interamente occultato dalla terra e dalla vegetazione che gli danno la parvenza di un’umile collinetta (in sardo “cuccuru”) alta alcuni metri che si erge sulle acque delle saline di Stato.